lunedì 16 ottobre 2017

Perché il "lei"



L’usanza di dare del "lei" in segno di rispetto verso la persona cui ci rivolgiamo si può datare, storicamente, attorno al secolo XV. Nei secoli precedenti - parlando o scrivendo - si dava del "tu" se ci si rivolgeva a una persona con la quale si aveva una certa familiarità e del "voi", invece, se il nostro interlocutore era un personaggio di alto rango o con il quale non si era in confidenza. Vediamo, ora, come è "nato" il lei, pronome prima... "sconosciuto". Non ricordiamo se l’argomento è stato già trattato, nel caso ci scusiamo per la “ripetizione”.

L’avvento e il consolidarsi delle varie Signorie - a partire dal secolo decimoquarto - determinò, oltre a un sostanziale "sconvolgimento" delle condizioni politiche, economiche, sociali, culturali e di costume, nuove regole di vita; regole improntate all’insegna della raffinatezza più squisita e della solenne esteriorità. Si capisce benissimo, quindi, come in tale "habitat" il formalismo divenisse regola di vita e come i cortigiani facessero a gara - nell’intento di accattivarsi la "riconoscenza" del potente - nelle manifestazioni ossequiose e molto spesso adulatrici nei confronti del "padrone" che - se non incoraggiava tali espressioni ossequiose - certamente non le disdegnava.

Nacque, così, l’usanza di indirizzare il discorso al signore non rivolgendosi direttamente a lui, cioè alla sua persona ma all’idea astratta di cui costui - nell’intento adulatore di chi parlava - era, per così dire, la personificazione: ci si rivolgeva, dunque, al sovrano adoperando, di volta in volta, titoli come "Vostra magnificenza", "Vostra Signoria", "Vostra Eccellenza" e simili. Questi titoli, nel Quattrocento, erano stati ufficializzati e nel parlare e nello scrivere si adeguava a questi la concordanza pronominale; si adoperava, cioè, "ella", "essa" e "lei" in riferimento, per l’appunto, a vostra magnificenza, vostra signoria, ecc. Tale uso si estese, molto rapidamente, nella prima metà del Cinquecento grazie soprattutto agli Spagnoli, presenti sul nostro patrio suolo, che gratificavano con titoli onorifici anche coloro che non avevano l’autorità signorile (le così dette persone comuni). Questo fatto accrebbe la popolarità del lei che, perso l’originario e specifico valore di forma di ossequio, divenne pura e semplice formula di rispetto, in diretto riferimento alla persona cui si indirizzava il discorso e lo scritto. Occorre ricordare, anche, che l’uso del lei raggiunse solida e completa "stabilità linguistica" quando si cominciò ad adoperare questo pronome non più con funzione esclusiva di complemento ma anche - come è tuttora d’uso - in funzione di soggetto.



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La parola proposta da questo portale: statmica. Sostantivo femminile con il quale si indica la "scienza" che studia i pesi.

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