martedì 17 gennaio 2017

Per smentire la teoria della lingua sessista. S.C. Sgroi

Un articolo del prof. Salvatore Claudio Sgroi*

Per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) a Cracovia (26-31 VII), la LEV ha pubblicato, a cura di Lucio Coco, un mini-libro in 24°, "Parole ai giovani" di Papa Francesco. Il libriccino è costituito da 100 brani tratti per lo più da discorsi e messaggi, ma anche interviste, omelie, risposte. Lemmi di un "Piccolo lessico ad uso delle giovani generazioni", pronti a una agevole e non precostituita lettura. Fra le tante parole rivolte ai Giovani, c'è l'esortazione tutta argentina ("balconear"): "non guardate dal balcone la vita"; "costruite un mondo migliore"; "Osate sognare". Contro la "cultura dello scarto" dei giovani e degli anziani il Papa sprona gli "Adulti" (maschi e femmine) a porre in primo piano il problema del lavoro: "dobbiamo avere cura dei giovani cercando per loro lavoro [...], dando loro valori dell'educazione; e dobbiamo avere cura degli anziani che sono quelli che portano la saggezza della vita". Diversamente "a quel giovane restano solo o le dipendenze o il suicidio, o andare in giro a cercare eserciti di distruzione per creare guerre". Papa Francesco si rivela attento meta-comunicatore sugli usi dei nuovi canali di comunicazione, nei loro risvolti positivi e negativi. "Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio". "Esistono però aspetti problematici: la velocità dell'informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un'espressione di sé misurata e corretta". Le "Parole ai giovani" sono alla fine un bell'esempio per smentire la teoria sessista della lingua, secondo cui il genere grammaticale masch./femm. svolgerebbe la funzione di indicare il sesso maschio/femmina e non già quello puramente morfosintattico dell'accordo per garantire la coesione, comune ai nomi animati e non-animati. Potrebbe infatti sembrare "sessista" l'uso del masch. plurale "i giovani" o singolare "un giovane" per designare maschi e femmine. E analogamente il collettivo "gioventù", "cari amici", "le persone", "la persona umana", "una persona giovane": indicanti tutti esseri di entrambi i sessi. In realtà in tali usi c'è solo la volontà di indicare "chi è nell'età compresa tra la tarda adolescenza e la maturità", senza far riferimento al sesso. E così pure per il plur. "bambini" o il sing. "un bambino abusato" o gli "anziani": tutti di entrambi i sessi. All'occorrenza, in virtù dell'onnipotenza semantica delle lingue, "i giovani" vengono distinti sessualmente, con termine morfologicamente "mobile", come "(cari) ragazzi e ragazze", "un ragazzo e una ragazza", o ambigenere come "un giovane e una giovane", o indipendente come "ogni uomo e ogni donna".

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania


***

Senza parole!





Era un pazzo, magari un maniaco, ma buono e innoquo quanto saggio e vivo. Liliana non riuscì a dire molte cose sensate: – Io credo di... sì, insomma se non me lo chiedevi te lo avrei chiesto io.

  



E questo è il gioco a cui piace giocare Mauro Biglino, tra un «fare finta» di qua e un «fare finta» di là, con un apparente innoquo gioco fondato sulla menzogna, finzione (fare finta... appunto), inconsciamente gli uditori vengono abituati a 





Ad esempio, possiamo prendere un soggetto del tutto innoquo come le vacanze e far co- struire ai bambini interviste che facciano apparire l'intervistato indolente o in errore per aver scelto di visitare un Paese straniero considerato nemico 



è da un lato un che di affatto innoquo; dall'altro lato, però, è stolto il supporre che con ciò si trovi espresso più di quanto il pensiero possa comprendere ed esprimere. Se in tali simboli, come anche in quegli altri, che vengono generati dalla ..







Nessun commento: