martedì 3 maggio 2016

Fare il becco all'oca

Ci auguriamo che la maggioranza dei nostri lettori - che da tempo sono in quiescenza  - possano (possa, per i puristi) dire, con la massima onestà, di avere sempre fatto il becco all'oca, ovvero di aver sempre portato a buon fine il lavoro loro affidato. Questo è, infatti, il significato della locuzione, probabilmente poco conosciuta e, per tanto, poco... adoperata. Il modo di dire si usa con una certa enfasi e con un senso di soddisfazione. Per questo ci auguriamo che siano molti i lettori che lo hanno "sperimentato sulla propria pelle". Ma veniamo all'espressione per spiegare la quale ciascuno narra la propria storiella, nessuna però  convincente. Noi riportiamo quella - a nostro avviso - piú credibile narrata da uno dei "notisti" al "Malmantile racquistato",  Paolo Minucci. Questi, dunque, "rende nota"  la storia cantata da Francesco Cieco di Ferrara nel poema il  "Mambriano": «Gli indovini avevano predetto a Licarno, re di Cipro, che sua figlia Alcenia sarebbe diventata prima madre e poi sposa. Il sovrano, al fine di scongiurare questa predizione ed evitare, cosí, il disonore che sarebbe caduto su di sé e sulla sua famiglia, fece costruire un immenso giardino con le mura molto alte e una torre. Dentro la fortezza aveva libero accesso soltanto la governante. Un bel giorno, durante un convivio, un giovanotto ricchissimo, certo Cassandro, figlio del conte Giovanni di Famagosta, fu informato della cosa e disse che con i soldi lui poteva permettersi tutto (corsi e ricorsi "storici", ndr). Licarno, allora, lo sfidò e gli promise che se avesse conquistato il cuore di Alcenia entro un anno gliela avrebbe data in moglie; diversamente lo avrebbe fatto decapitare. Il giovane rampollo non si perse d'animo: si fece costruire una mastodontica oca meccanica, perfetta in tutto, priva, però, del becco. Introdottosi tramite questa nella torre, tra un gioco e l'altro, fece il becco all'oca; poi tornato davanti al re Licarno gli disse che sua figlia era madre prima che sposa. A riprova del 'fatto' fece portare davanti al re l'oca meccanica. Il sovrano,  meravigliatissimo,  esclamò: "È fatto il becco all'oca!". Cassandro, allora, entrò dentro il finto animale per dimostrargli come era riuscito a eludere la stretta sorveglianza e a introdursi nottetempo nella torre. Licandro premiò l'astuzia del giovanotto dandogli in sposa sua figlia incinta». Conclude il Minucci: «È da questa trasformazione di Giove in Cigno che è nato il proverbio "è fatto il becco all'oca", che significa... il negozio è fatto o perfezionato».

***

La parola proposta, ma relegata nella soffitta della lingua, è: soffoggiata. Sostantivo femminile. Indica qualche cosa che si porta sotto il braccio "nascosta" dal mantello o dal cappotto. Si veda anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che "allocco" il giovinotto! Poteva mai un padre "giocar" con i sentimenti di una figlia? Con il rischio che vi fosse riuscito al giovinotto, "allocco", fu fatta trovar la "serva".

Anonimo ha detto...

"Introdottosi tramite questa nella torre, tra un gioco e l'altro, fece il becco all'oca; poi tornato davanti al re Licarno gli disse che sua figlia era madre prima che sposa. A riprova del 'fatto' fece portare davanti al re l'oca meccanica. Il sovrano, meravigliatissimo, esclamò: "È fatto il becco all'oca!".

Semplicemente privo di senso, in italiano.