lunedì 18 aprile 2016

Tenere il campanuzzo

Chissà quanti nostri lettori - pur non conoscendo questo modo di dire - nel corso della loro vita lavorativa e no lo hanno messo in pratica. Si dice "tenere il campanuzzo", infatti, riferito a tutti coloro che vogliono primeggiare in qualcosa, ma soprattutto si adopera nei confronti di coloro che occupano un posto di comando. La locuzione, ci sembra evidente, è un traslato delle confraternite religiose nelle quali il priore regola tutto a suon di "campanuzzo" e tutti, naturalmente, obbediscono. il modo di dire è ben "visibile" nella quarta novella della "prima cena" del Lasca* dove, in proposito, possiamo leggere: «Ora accadde che, sendo per la prima volta invitato un giovine, amico di tutti, Dionigi nominato, senza esser poi da nessun altro  stato rinvitato, non lasciava mai di non rappresentarsi; e per sorte era il piú ignorante e prosuntuoso  giovane di Firenze, e colui che i piú deboli e sciocchi ragionamenti aveva che uomo del mondo; e per dispetto sempre tener voleva il campanuzzo in mano (...)».

 

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 Caro - quando questo aggettivo accompagna i verbi vendere, pagare, comprare, costare, adoperati nel loro significato proprio, è preferibile lasciarlo invariato con valore avverbiale: li hai pagati caro questi guanti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il suono eppur rallegra, rimembra il "termine" delle lezioni.
https://www.youtube.com/watch?v=0FbQZCsYXVg

Fausto Raso ha detto...

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