giovedì 19 dicembre 2013

La donna è immobile, ma il nome mobile

Ci sembra che non tutti i sacri testi grammaticali attestino la differenza che intercorre tra i nomi "mobili" e quelli "indipendenti". Vediamo, sia pure succintamente, di colmare questa lacuna. Si dicono indipendenti quei nomi il cui femminile è totalmente "indipendente" dal maschile, hanno, cioè, una forma propria. I piú conosciuti sono: uomo, donna, padre, marito, moglie, madre, celibe, nubile. Sono mobili, invece, i nomi che nel femminile conservano la stessa radice del maschile, mutano soltanto la terminazione (desinenza). Sono mobili, in linea di massima, i nomi che finiscono in "-o" (ragazzo-ragazza), in "-e" (signore-signora), in "-a" (poeta-poetessa), quelli in "-tore" possono fare il femminile in "-trice" (pittore-pittrice), in "-tora" (pastore-pastora" e in "-essa" (dottore-dottoressa). Abbiamo detto in linea di massima in quanto le eccezioni sono numerose, come, per esempio: gallo-gallina, cane-cana (vedi commenti), re-regina, eroe-eroina ecc.

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La parola del giorno (di ieri): intortare.

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