martedì 4 giugno 2013

Onde, comunque, dovunque...

Una riflessione sull’uso improprio, ma forse sarebbe meglio dire errato, di tre avverbi: onde, comunque, dovunque. Cominciamo con il primo che, come tutti dovrebbero sapere, è il latino “unde” (da dove) il cui significato fondamentale è quello di “da quale luogo” (da dove): onde vieni? Da questa accezione primaria sono scaturite tutte le altre, sempre con valore di provenienza; di qui i significati di “da cui”, “di cui”, “con cui”, “per cui”, “nel luogo da cui”: c’è una terrazza onde (da cui) si vede tutto. Da un po’ di tempo è invalso l’uso – ed è questo il punto dolente – di usare “onde” con valore di congiunzione: ti dico ciò ‘onde’  tu possa regolarti in merito. No, cortesi amici, quest’uso è antiquato e improprio, per non dire errato; meglio ricorrere all’ausilio delle congiunzioni finali (perché, affinché ecc.), le sole legittimate allo scopo: ti dico ciò “affinché” tu possa regolarti in merito. Da evitare inoltre, nel modo piú assoluto, l’uso di ‘onde’ seguito da un infinito (anche se c’è qualche esempio d’Autore): ti scrivo ‘onde’ rendere noto quanto segue. In casi del genere, è bene ribadirlo, si debbono usare le congiunzioni finali. E veniamo a comunque e dovunque. Il primo (insieme con qualunque) non è propriamente un avverbio, ma un “aggettivo-avverbio” e significa “in qualunque modo”, “in ogni modo” e, checché ne dicano alcuni pesudogrammatici, non può essere adoperato – per la sua natura di aggettivo relativo – in senso assoluto; deve introdurre, insomma, una proposizione; occorre dargli, cioè, la reggenza di un verbo, meglio se al modo congiuntivo: farò quello che dici tu, ‘comunque’ stiano le cose. Sí, sappiamo benissimo che questa “regola” è disattesa da tutti, indistintamente. Si trova, molto spesso, adoperato in modo assoluto, cioè da solo. Voi, amanti del bel parlare e del bello scrivere non seguite questa “moda”. Il medesimo discorso per quanto attiene all’avverbio dovunque. Questo, infatti, essendo un avverbio relativo deve introdurre una proposizione, deve, cioè, reggere un verbo: ‘dovunque’ c’è un fiume c’è umidità; verrò ‘dovunque’ tu voglia. Moltissime persone lo adoperano nell’accezione (errata) di “dappertutto”, “in ogni luogo”: andrò ‘dovunque’. Anche in questo caso non seguite la “moda”, osservate le norme linguistiche che vietano l’uso assoluto di dovunque (e ovunque, che ha il medesimo significato), anche se alcuni
pseudolinguisti ritengono essere solo una “sottigliezza linguistica”.
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Un manuale per risolvere i dubbi linguistico-grammaticali più frequenti. Pensato per i giornalisti e utile per tutti coloro che quotidianamente "combattono", per lavoro, con la lingua italiana. Edito da Gangemi, Roma.

Volume vincitore, per la manualistica, alla III edizione del premio letterario nazionale "L'Intruso in Costa Smeralda".





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