sabato 2 marzo 2013

Tranquilli, c'è il "ladro"

È un vero peccato - a nostro modo di vedere - che i programmi scolastici non prevedano lo studio dell'etimologia, ossia di quella branca della linguistica che si occupa dell'origine delle parole (e nessun docente, per quanto ne sappiamo, si perita di farlo autonomamente). Se c'è una scienza "pura", perché di scienza si tratta, è proprio l'etimologia; questa branca della linguistica ci fa scoprire, oltre tutto, delle cose sorprendenti. Vediamo. Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana alla voce o lemma 'ladro', leggiamo: chi ruba o compie furti. Bene. Analizzando, però, la parola ricercandone l'etimologia, vale a dire l'origine, scopriamo una cosa a dir poco... sorprendente: il vocabolo su menzionato quando è nato non aveva affatto l'accezione attuale. Analizzare una parola significa ripercorrere la strada che il vocabolo ha fatto, fin dal suo nascere, per giungere a noi. Ripercorriamola, dunque. Ladro viene, manco a dirlo, dal latino 'latro, latronis', derivato, a sua volta, sempre dal latino 'latus, lateris', che significa "fianco", "lato" e in origine designava una persona che camminava "a lato", "a fianco" di un personagio di un certo rango al fine di proteggerlo da eventuali aggressioni di malintenzionati; oggi diremmo che il "latro" era la guardia del corpo, il cosí detto gorilla, di personaggi in vista. Il contrario, quindi, dell'attuale accezione. Con il trascorrere del tempo - come si sa - molte parole hanno mutato il loro significato originario e tra queste il latino 'latro', che ha acquisito l'accezione odierna di... ladro.
Per altre "sorprese" si veda questo collegamento:

http://www.etimo.it/?term=ladro&find=Cerca

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