martedì 19 marzo 2013

Non esageriamo...

Vogliamo vedere, gentili amici blogghisti, alcune parole che adoperiamo inconsciamente – ogni giorno – senza conoscerne, per l’appunto, il significato “nascosto”? I lettori sportivi che la domenica attendono con ansia il risultato della loro squadra del cuore sanno, per esempio, cosa è questo “risultato”? Lo sanno, come dicevamo, per pratica. Questo termine, dunque, non è altro che il participio passato del verbo “risultare”, tratto dal latino “resultare”, intensivo di “resilire” (‘saltare indietro, rimbalzare’), composto con il prefisso “re” (indietro) e “salire” (‘saltare’) che propriamente vale “rimbalzare”, quindi “provenire”, derivare come conseguenza” e, in senso figurato, “venir fuori di conseguenza”. Non si dice, infatti, “sono ‘usciti’ due tre e cinque uno”? Sono “venuti fuori”, cioè, due tre e cinque uno? E quando usiamo il verbo “esagerare” sappiamo che, in senso figurato, “alziamo un argine, ammonticchiamo (qualcosa)”? Il significato scoperto del verbo lo conosciamo benissimo: far apparire qualcosa più grande, più importante di quello che è in realtà. Il significato nascosto, invece, è quello di cui parlavamo prima perché, originariamente, questo verbo che viene dal latino “exaggerare”, composto con “ex” e “agger, aggeris” (argine, terrapieno) valeva “alzare un argine”, “costruire una fortificazione”, “ammonticchiare”. Lo stesso sostantivo “argine” dal punto di vista etimologico significa “(raccolta di materiale) portato presso”, composto con “ad” (presso) e “gerere” (‘portare’).


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