lunedì 7 gennaio 2013

«In qualità di...»

Il linguaggio burocratico (che, ricordiamolo, “non fa la lingua”) ci ha abituati a frasi del tipo “in qualità di…”, “nella qualità di…” ecc. In molte lettere di assunzione si può, infatti, leggere: «Siamo lieti di comunicarle che dal giorno (…) Lei sarà alle dipendenze della nostra Società in qualità di…». È un’espressione, questa, da evitare se si vuole scrivere e parlare in buona lingua italiana. “Qualità”, in casi del genere, si può sostituire con “come”, “con l’incarico di”, “con il grado di” e simili: sarà assunto con l’incarico di segretario. È, altresì, da evitare – sempre che si voglia parlare e scrivere bene – l’espressione “di qualità” nel significato di “buona, ottima qualità”: è un libro di qualità; uno spettacolo di qualità. A questo proposito il linguista Rigutini – non l’illustre sconosciuto, estensore di queste noterelle – fa notare che si tratta del solito francesismo: dare un senso determinato a parole che hanno bisogno di una determinazione; una qualità può essere anche cattiva, mediocre e pessima oltre che buona. Oggi tale locuzione è largamente adoperata tanto che nell’uso comune si sente dire “stoffa di qualità” volendo significare “stoffa di buona, ottima qualità”. Gli amatori del bel parlare e del bello scrivere aborriscano da questo gallicismo. La qualità di qualcosa deve sempre essere seguita dalla sua determinazione: buona, ottima, cattiva, pessima, mediocre e via dicendo.  

PS. La locuzione "in qualità di" si trova in molte pubblicazioni, ma, come dicevamo, è meglio "starne alla larga": https://www.google.it/search?q=%22In+qualit%C3%A0+di%22&btnG=Cerca+nei+libri&tbm=bks&tbo=1&hl=it#q=%22In+qualit%C3%A0+di%22&hl=it&tbo=d&tbm=bks&psj=1&ei=8RHqUIqeDOKo4ATq-IH4BQ&start=0&sa=N&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&bvm=bv.1355534169,d.bGE&fp=e449aa0bb380d732&bpcl=40096503&biw=1024&bih=638

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