martedì 14 agosto 2012

Qualche curiosità linguistica








Cominciamo con la stanza, nella quale vi trovate in questo momento mentre, davanti al computiere, state leggendo le nostre modeste noterelle. La stanza, dunque, che genericamente è il locale di un’abitazione delimitato dalle pareti, dal soffitto e dal pavimento, si rifà al latino (sempre questo!) stantia(m), tratto da ‘stans, stantis’, participio di “stare” (star fermo in un luogo, dimorare); la stanza, quindi, è il luogo in cui si dimora abitualmente. Anche il soffitto è di provenienza latina, esattamente il latino volgare suffictu(m), participio passato di “suffigere” (coprire di sotto), composto con ‘sub’ (sotto) e ‘figere’ (appuntare, fissare, quindi… ‘coprire’). La finestra, vale a dire l’apertura praticata nel muro esterno di uno stabile per dare aria e luce all’interno (e anche per affacciarsi), sembra provenga da un’antica radice bha(n) (splendere, illumino) che, mutata la ‘B’ in ‘F’, abbia originato il verbo greco phàino (illumino) e questo il latino fenestra(m). La finestra, per tanto, si potrebbe definire “un buco che illumina”. Dalla finestra passiamo al balcone, il cui significato «scoperto» è noto a tutti: grande finestra-porta, con uno sporto (sporgenza) delimitato da una balaustra, o ringhiera, o ingraticciata. E il significato «nascosto»? Questo ci è stato regalato dai Longobardi. È tratto, infatti, dalla voce teutonica Balk (trave). Il balcone non è un insieme di travi che possono o no sporgere dalla casa e da cui si può ammirare il panorama? Di significato non nascosto è, invece, il suo sinonimo: terrazzo o terrazza. Entrambi i termini si rifanno alla… terra, sono tratti, infatti, dall’ aggettivo latino terraceus (fatto di terra). In origine il terrazzo era, e in alcuni casi lo è ancora, un rialzo di… terra, sostenuto da murature, atto alle passeggiate e alla contemplazione. Per estensione è passato a indicare una parte della casa, scoperta o aperta da una o piú parti.


http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=73458&r=32908

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