mercoledì 22 giugno 2011

La concordanza del verbo


Dalla rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica in rete:

mariano scrive:
E’corretto dire: “Su tutto imperversano la neve e il vento” oppure “Su tutto Imperversa la neve e il vento”? O meglio, si possono usare entrambi?

linguista scrive:
È corretta solo la prima frase (“Su tutto imperversano la neve e il vento”), in cui il verbo è coniugato al plurale (”imperversano”), in accordo con i due soggetti (”la neve e il vento”).
Rocco Luigi Nichil
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Dissentiamo totalmente dal linguista; entrambe le frasi sono corrette. Il verbo può essere tanto singolare quanto plurale: a) quando i soggetti si intendono collegati a uno stesso verbo (“Grandine grossa, acqua tinta e neve Per l’aree tenebroso si riversa”, Dante); b) quando i soggetti inanimati (non persone o animali, quindi) sono considerati come un tutto unico formando un’unica idea (“Infin che il danno e la vergogna dura”, Michelangelo). Le frasi proposte dal lettore Mariano rientrano, per tanto, sia nel punto ‘a’ sia nel punto ‘b’. Il verbo, dunque, può essere e singolare e plurale, secondo il gusto di chi scrive o parla.

15 commenti:

Rocco Luigi Nichil ha detto...

Caro Fausto,

leggo solo ora la sua obiezione. Mi perdoni quindi se le rispondo con tanto ritardo.
Purtroppo, come spesso accade - mi spiace ammetterlo - il suo commento appare impreciso e tendenzioso. Ora - mi creda - io vorrei indicarle le ragioni che rendono capzioso il suo ragionamento, ma così facendo rischierei di offendere il suo orgoglio linguistico.
Facciamo così - sempre che lei sia d'accordo - le concedo tre giorni per riflettere bene sulle sue parole, ed eventualmente per correggerle. Se proprio non dovesse riuscirci, non si crucci - la prego, non deve vergognarsi. Chieda pure a me, sarò felice di aiutarla.

Cordialmente,
Rocco Luigi Nichil

Fausto Raso ha detto...

Gentilissimo Rocco,
non si preoccupi, non offende affatto il mio "orgoglio linguistico". Senza attendere tre giorni, quindi, le sarei grato se mi spiegasse le ragioni che rendono capzioso il mio ragionamento, ma soprattutto la "tendenziosità". Mi sono limitato a riportare quanto indicano le grammatiche circa la concordanza del verbo, il tutto corredato di esempi autorevolissimi. Debbo dedurre, per tanto, che gli esempi addotti sono "ingannevoli"?
Con viva cordialità.
FR

In.Somma ha detto...

Buongiorno.
Mi permetto di inserirmi nella diatriba linguistica in corso per sottoporre alla cortese attenzione del Prof. Nichil alcuni esempi letterari, nei quali gli autori, pur in presenza di più soggetti, hanno espresso il predicato verbale al singolare.
Ritengo che questo tipo di "concordanza" sia possibile in due casi: quando i soggetti sono inanimati e quando essi, nelle intenzioni di chi scrive, si riferiscono a un unico tema.

1)"Il romore e il tumulto era grande." (Machiavelli);
2)"L’acqua in un tempo e ’l vento e la tempesta negli occhi a’ Franchi impetuosa fere." (Tasso);
3)"Mentre tutti gl’infimi si credono illustri, l’oscurità e la nullità dell’esito diviene il fato comune e degli infimi e de’ sommi." (Leopardi)
4)"Il frutto e il bene della verace amistà non dimora nella corporale congiunzione." (Boccaccio)

Ringrazio per l'attenzione.

il puntiglioso ha detto...

Cortese dott. Raso,
le esprimo tutta la mia solidarietà e vada avanti per la sua strada...
Quanto lei scrive ha il "sostegno" di numerosi Autori.
Molto spesso i linguisti di "Repubblica" prendono degli abbagli incredibili come quando uno di essi, non ricordo quale linguista, sosteneva l'invariabilità di "monolingue".
Con stima

anNICHILito ha detto...

Una domanda forse impertinente.
Cosa succederà al Dottor Raso se entro i tre giorni che gli sono stati generosamente concessi dal Prof. Nichil non dovesse ravvedersi o pentirsi o vergognarsi?
Ansiosamente attendo.

Rocco Luigi Nichil ha detto...

Caro Fausto,

il desiderio di avere una pronta risposta rivela la generosità e la mediocrità del suo spirito.
La accontento.
Voglio andare per ordine, come lei fa con me. Ripeto quindi le sue eccezioni:
Lei scrive che «[i]l verbo può essere tanto singolare quanto plurale [...] quando i soggetti si intendono collegati a uno stesso verbo (“Grandine grossa, acqua tinta e neve Per l’aree tenebroso si riversa”, Dante)». Mi perdoni Raso, se davvero crede che ciò sia vero perché appena tre giorni dopo ha fortemente stigmatizzato la svista del nostro comune amico Alessandro Di Candia che suggeriva ad un utente del blog di usare il singolare «[i]n una frase del tipo “l’80% dei giovani tra i 15 e i 18 anni e il 40% dei giovani tra i 20 e i 25 anni HA risposto positivamente al test”». Si è perfino speso in una discussione creata per l’occasione (“Aguzzarsi il palo sulle ginocchia “) pur di canzonare il buon Di Candia. In quel caso i due soggetti (“l’80% dei giovani… e il 40% dei giovani…”) non «si intendono collegati a uno stesso verbo»? Che cos’è successo allora? Ha già rimosso la cosa? O forse la concordanza del verbo è qualcosa che lei decide volta per volta, a seconda delle occasioni?
Vengo alla seconda eccezione. Lei scrive che «[i]l verbo può essere tanto singolare quanto plurale […] quando i soggetti inanimati (non persone o animali, quindi) sono considerati come un tutto unico formando un’unica idea (“Infin che il danno e la vergogna dura”, Michelangelo)». Anche su questo punto avrei da obiettare. Nell’esempio che cita, non vi è dubbio che i due soggetti (“il danno e la vergogna”), in quanto elementi di una dittologia o di un’endiadi, formano “un’unica idea”? Lei crede davvero che valga lo stesso ragionamento per “la neve e il vento”? Dalle sue parti, il vento si alza solo quando nevica e la neve scende solo quando soffia il vento? Io non credo. Ma posso sempre sbagliare. In fin dei conti solo lei è infallibile.

Non voglio dilungarmi - sebbene possa farlo - in dimostrazioni su come la lingua antica, a differenza dell’italiano moderno, ammettesse numerose eccezioni nell’accordo verbale, ben aldilà dell’angusto recinto da lei tracciato (se può servire, la rimando al volume di Raffaello Fornaciari, Sintassi italiana, 1881 [rist. anastatica Firenze, Sansoni, 1974]).
È un fatto – caro Fausto, se ne faccia una ragione – che la lingua cambia, checché ne pensi lei o gli innominati «autori» citati in questo blog da chi compone la sua claque. Se così non fosse, lei dovrebbe scrivere e dire “io domandava” o “[noi] avemo ad andar”, o ancora “che tu venghi a star quassù in cielo”. Ne sarà davvero capace?

Con stima e affetto,
Rocco Luigi Nichil

Rocco Luigi Nichil ha detto...

Un'ultima cosa. La corretta citazione dantesca è "Grandine grossa, ed acqua tinta, e neve Per l'aere tenebroso si riversa". Faccia attenzione a non dimenticare alcune parole, altrimenti viene meno l'endecassillabo e con lui tutto il resto.

RLN

Fausto Raso ha detto...

Gentilissimo Rocco,
la invito a rileggersi quanto mi ha scritto:
«Lei scrive che «[i]l verbo può essere tanto singolare quanto plurale [...] quando i soggetti si intendono collegati a uno stesso verbo (“Grandine grossa, acqua tinta e neve Per l’aree tenebroso si riversa”, Dante)». Mi perdoni Raso, se davvero crede che ciò sia vero perché appena tre giorni dopo ha fortemente stigmatizzato la svista del nostro comune amico Alessandro Di Candia che suggeriva ad un utente del blog di usare il singolare «[i]n una frase del tipo “l’80% dei giovani tra i 15 e i 18 anni e il 40% dei giovani tra i 20 e i 25 anni HA risposto positivamente al test”». Si è perfino speso in una discussione creata per l’occasione (“Aguzzarsi il palo sulle ginocchia “) pur di canzonare il buon Di Candia. In quel caso i due soggetti (“l’80% dei giovani… e il 40% dei giovani…”) non «si intendono collegati a uno stesso verbo»? Che cos’è successo allora? Ha già rimosso la cosa? O forse la concordanza del verbo è qualcosa che lei decide volta per volta, a seconda delle occasioni?»
Non è mio costume canzonare le persone, chiunque esse siano. Quanto ad “Aguzzarsi il palo sulle ginocchia” è un puro caso e non è stato dettato dalle intenzioni di offendere nessuno. Riguardo alla concordanza del verbo, ripeto, rilegga bene ciò che mi ha scritto (e ciò che ho scritto io). “L’80%... e il 40% … si intendono collegati a uno stesso verbo”, come vede, quindi, la concordanza del verbo non è, per me, qualcosa che decido di volta in volta… mi attengo a ciò che prevede la grammatica. E nei casi “sub iudice” la grammatica (non io) consente l’accordo del verbo tanto al singolare quanto al plurale. Ed è quello che ho fatto presente a Di Candia, il quale sosteneva la forma corretta essere solo il singolare, poi solo il plurale. Circa l’infallibilità… solo uno è infallibile, per i credenti: Dio. E io non sono Dio ma uno che ama, anche se lei stenterà a crederlo, l’uso corretto dell’idioma di Dante.
Con ciò chiudo questa polemica, da me, certamente, non… “cercata”, rassicurandola anche sul fatto che non ho nessuna “claque” al seguito: solo persone che mi onorano leggendo le mie noterelle.
Cordialmente
FR
PS. “Aldilà”, quando è avverbio, si scrive in tre parole, faremo l’univerbazione quando andremo, tutti, all’ “ALDILÀ”. O sbaglio? Non credo. Sono infallibile. (Questa polemica sí … è voluta).

manuela verbasi ha detto...

Adorato professor Raso, immagino sia stato quel "le concedo tre giorni" che le ha fatto salire la pressione :)o forse non le è nemmeno salita, preparato com'è sa sempre come porsi. L'ammiro e la stimo.

Manuela Verbasi
presidente ass.ne salotto culturale Rosso Venexiano
www.rossovenexiano.com

Rocco Luigi Nichil ha detto...

Caro Fausto,

mi perdoni se le scrivo con tanto ritardo, ma a causa di alcuni impegni non ho potuto farlo prima.
Devo dire che lei riesce sempre a sorprendermi: riconosco che sta diventando nel mio immaginario un vero eroe d’altri tempi, l'ultimo baluardo a difesa di questa lingua selvaggia ed aspra. Solo che non ho ben capito in che modo lei sia stato investito di questo titolo. Quale papa, quale senatore, quale regia autorità le ha porto la corona? O si è incoronato da solo come un novello Napoleone? Lei è davvero un bel tipo, non c’è che dire: oggi Savonarola, domani Masaniello. Un giorno propone (cosa straordinaria a pensarsi, figuriamoci a dirsi) la concordanza a senso come regola dell'italiano standard, il giorno dopo il suo pudore linguistico rigetta l'univerbazione di una locuzione avverbiale.
Che dire a tal proposito? Come ho potuto scrivere "aldilà" nella forma univerbata? E adesso? Oh povero linguista, per te solo pive nel sacco! Non ti resta che raccogliere i pezzi della tua dignità, fare un'austera proscinesi e nascondere le tue vergogne davanti al grande Maestro. In tutto questo, tuttavia, mi conforta il fatto che dietro alla lavagna - dove lei ora mi manda - almeno sarò in buona compagnia: Luigi Pirandello, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia e Gianfranco Contini (forse sono nomi che non le dicono niente, ma non è lo stesso per me). Mi creda, l'onore che mi concede è grandissimo: noi tutti in punizione, con i sassolini sotto le ginocchia, e lei in cattedra a dare lezioni! Contento?
Mi permetto tuttavia, prima di salutarla, di dirle un'ultima cosa, che possa servire anche alla signora Verbasi per attenuare il senso d'inferiorità che palesa nei suoi confronti: cara signora, non si preoccupi, ciò che il buon Fausto cita non è certo frutto della sua preparazione o delle su e riflessioni, al contrario, è tutto tratto sic et sempliciter dal volume "Dizionario linguistico moderno" di Aldo Gabrielli, la cui prima edizione risale al 1956 (pagina 146). Ora, so bene che questa data è fin troppo moderna per la media degli utenti di questo blog: figurarsi che il signor IN.SOMMA (un alter ego di Raso?) cita alla lettera gli esempi riportati in “Sintassi italiana” di Fornaciari, risalente al 1881, che certo non brilla per una visione moderna della lingua!. È pur vero, tuttavia, che dal 1956 ad oggi sono state pubblicate delle altre grammatiche; qualche nome, fra i più noti: Luca Serianni, Maurizio Dardano, Lorenzo Renzi. E guardi un po', caro Fausto, nessuno di questi autori si spinge tanto in là da suggerire ai propri lettori di usare la concordanza a senso. Di più, la letteratura scientifica riconosce in tale fenomeno un elemento tipico della variazione più bassa della lingua: l’italiano popolare. Non a caso fra i fenomeni tipici dell’“italiano dell’uso medio”, indicati qualche anno fa da Francesco Sabatini, illustre docente di “Storia della lingua italiana” e già presidente dell’Accademia della Crusca, compariva proprio la concordanza a senso (punto 27). Evidentemente, almeno a giudicare dalle sue parole, tutti questi studiosi si sbagliavano e si sbagliano.
Facciamo così: mi lasci provare una mediazione per fare in modo che tutti riconoscano il suo ministero sulla lingua e nessuno possa più avere dei dubbi in proposito – dubbi che, mi perdoni, anch’io ho nutrito in precedenza.
Diremo quindi – per concludere e perché sia chiaro a tutti – che
“La sua protervia e la sua mediocrità È inversamente proporzionale alla sua apertura mentale”.
Va bene ora l’accordo verbale?

manuela verbasi ha detto...

Non so se sia peggio l'ignoranza (a cui si tenta di rimediare con ogni mezzo) o la saccenza. Penso sia difficile e triste passare una bella domenica con un saccente, ma immagino sia tremendo trascorrerci la vita. Nel senso che non provo alcuna invidia ma pena per chi ha contratto la malattia.
Propongo una gita al mare, di modo che la servitù possa arieggiare le stanze del sapere, e si possa lucidare lo scranno, che altrimenti perde di lucentezza.

Non fate caso alle imperfezioni stilistiche del mio intervento, l'ho scritto ridendo e ciò aumenta la possibilità di errori.

Dalle mie parti, si dice che quando "uno" palesa così fortemente le sue paturnie, è perché non scopa (il termine corretto trovatelo voi).

Un caro saluto, Manuela

Fausto Raso ha detto...

Colendissimo Prof. Nichil,
vorrei dirle molte cose, ma per tema di cadere nell’arroganza con la quale lei si è porto nei miei confronti, le farò notare solo alcuni suoi passaggi in cui ha sputato per aria (espressione dal sapore volgare, che esprime bene, tuttavia, il concetto). Prima, però, le manifesto la mia invidia perché lei – al contrario del sottoscritto – non ha dovuto frequentare la scuola e l’università per apprendere il sapere in quanto le è stato trasfuso con il latte materno e quindi – sempre al contrario del sottoscritto – non necessita di confrontarsi con i vari testi perché ciò che scrive è TUTTO frutto della sua preparazione e delle sue riflessioni. Io, invece, ho bisogno di copiare “sic e sempliciter” dai vari autori. A proposito, i sacri testi latini specificano “simpliciter” (con la “i”, con la “i”, professore). Sbagliano? Lei scrive: “Un giorno propone la concordanza a senso come regola dell’italiano standard, il giorno dopo (…) rigetta l’univerbazione di una locuzione avverbiale”. Non mi sono ami sognato, caro il mio professore, di proporre la concordanza a senso come regola dell’italiano “standaro”, ho solo scritto che negli esempi di alcuni lettori lei (e il suo collega Di Candia) dava corretta la sola forma singolare, mentre la grammatica consente le due opzioni (concordanza con il soggetto grammaticale e quella con il soggetto logico). Come non ho rigettato l’univerbazione di una locuzione avverbiale (al di là), ho detto che c’è una differenza di significato tra la grafia scissa e quella univerbata (al di là e aldilà), anche se gli autori che lei cita non ne tengono conto. Cosí “stabiliscono” il Dop e il Treccani (che io, non avendo la scienza infusa come lei, ho consultato). Lei, infine, critica IN.SOMMA perché cita alla lettera gli esempi riportati dalla grammatica del Fornaciari “che certo non brilla per una visione moderna della lingua!”. Sbaglio o lei nel primo intervento mi aveva consigliato di “studiare” questa grammatica? Anziché polemizzare come ha fatto, esimio professore, non sarebbe stato piú onesto da parte sua ammettere di essersi “confuso” nella risposta data al lettore perché la grammatica prevede in certi casi, per l’appunto, e la concordanza con il soggetto grammaticale e quella con il soggetto logico?

il puntiglioso ha detto...

Cortese e stimatissimo dr Raso,
perché ha risposto (e molto garbatamente)al linguista di "Repubblica", contagiato dall' arroganza che regna nel giornale al quale il "professore" collabora? Avrebbe dovuto lasciarlo cuocere nel suo brodo...
Cordialmente

Rocco Luigi Nichil ha detto...

Sic et simpliciter, ovviamente. Grazie per la correzione (mi crederà se le dico che si tratta di una svista? Sia quel che sia!). La ringrazio anche per il "professore", ma - come le ho già ricordato in altre occasioni - si tratta di un titolo che non mi spetta.

Cordialmente,
Rocco Luigi Nichil

In.Somma ha detto...

Non "professore", dunque.
D'accordo.
Signor Nichil, intendo precisare che In.Somma non è l'alter-ego del Dottor Raso (come da Lei sostenuto), ma persona dotata di un cervello capace di ragionare in piena autonomia e di una cultura che non scende ai livelli da Lei dimostrati nel corso di questi scambi.
Quanto alla "concordanza a senso", da Lei citata, può visitare il sito dell'Accademia della Crusca.
Ritengo che il Suo modo di porsi rispetto alle diverse posizioni su questo tema svilisca ciò che io definisco cultura.
La ringrazio per l'attenzione.
Al Dottor Raso giunga la mia stima.