martedì 5 aprile 2011

«Sensibile»

Domenica scorsa ci siamo occupati di un verbo, scongiurare, che a nostro avviso viene, spesse volte, adoperato impropriamente. Oggi trattiamo di un aggettivo che, sempre a nostro modo di vedere, viene usato in modo improprio: sensibile. Il significato proprio dell’aggettivo è - come recitano i vocabolari - “che può essere percepito attraverso i sensi”: quel rumore è appena sensibile (cioè l’organo dell’udito, uno dei nostri sensi, lo percepisce appena). Alcuni danno all’aggettivo in oggetto - seguendo l’esempio dei francesi - l’accezione figurata di “evidente”, “notevole”, “ragguardevole”, “importante”, “grave” e simili: l’azienda ha chiuso l’anno con una “sensibile” perdita; il terremoto ha causato un “sensibile” danno all’edificio; abbiamo riscontrato un “sensibile” miglioramento delle condizioni. In tutti questi esempi l’aggettivo sensibile è adoperato impropriamente. In buona lingua diremo: rilevante perdita; notevole danno; evidente miglioramento. Lo stesso discorso per quanto attiene all’avverbio ‘sensibilmente’, adoperato molto spesso in luogo di parecchio, molto, considerevolmente, notevolmente ecc. Sappiamo di non avere il conforto di qualche linguista, ma tant’è. Dimenticavamo: ridiamo quando ci capita di leggere (o di sentire) dati sensibili.

Nessun commento: