giovedì 19 agosto 2010

«Tranne»


Questa preposizione e congiunzione significa “eccetto”, “salvo”, “a eccezione di”, “fuorché” e simili. Si presti molta attenzione, però, al suo uso corretto. Scrive il linguista Luciano Satta:
Si ricordi che questo ‘tranne’ è un imperativo seguito dalla particella ‘ne’: ‘trai ne’; uguale a ‘togline’, ‘escludine’, dunque. Allora sarà bene comportarsi secondo il criterio che segue. Sostituite mentalmente ‘tranne’ con ‘togline’ e guardate se il discorso torna. È detto bene «Tutti vennero ‘togline che lui’»? No, meglio ‘togline lui’. E allora diremo piú sveltamente ‘tranne lui’. Però il ‘che’ va bene se regge un’intera frase, ossia se è subordinante: «Restiamo a casa, ‘tranne che tu non voglia andare’ al concerto». Dal nostro ragionamento si deduce che, salvo casi di convenienza logica o altre condizioni particolari, ‘tranne’ non ha bisogno d’essere seguito dalla preposizione uguale a quella che lo precedeva: «Ho paura ‘di’ tutti ‘tranne lui’» va bene, non c’è bisogno di scrivere ‘tranne di lui’.
Un altro aspetto di tranne è da vedere. Si legge spesso ‘tranne poche eccezioni’. Ora: primo, le eccezioni, se sono tali, sono poche; secondo, se uno trae, toglie, esclude, lo fa nei riguardi di un’eccezione. Quindi l’espressione è a metà fra la ridondanza e la contraddizione; sembra insomma che l’eccezione, una volta ammessa, non ci sia piú. Il rimedio è semplice: ‘tranne pochi casi’; oppure, ‘con qualche eccezione’.

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