giovedì 13 maggio 2010

Mettere il fodero in bucato


Il rag. Rompini fu chiamato d’urgenza dall’usciere addetto al pubblico: un signore, stanco dell’estenuante attesa e della lunghissima fila, aveva messo a soqquadro la sala d’attesa - si fa per dire - dove la gente si accalcava per poter accedere agli sportelli. “Corra, ragioniere - gridò il commesso - una persona del pubblico ‘ha messo il fodero in bucato’ !”. Il direttore dell’agenzia lí per lí non capí il linguaggio del suo dipendente; “costui è impazzito”, pensò; poi si rese conto che un pazzo, in effetti, c’era: era uno del pubblico che, in preda a un “raptus da stanchezza”, aveva dato in escandescenza rompendo varie suppellettili. L’usciere voleva dire, infatti, che una persona era improvvisamente impazzita e usò quel modo di dire desueto per non dire sconosciuto. “Mettere (o fare) il fodero in bucato” significa, dunque, impazzire. Ma qual è l’origine di questa locuzione? È presto detto. Nei tempi andati si chiamava “fodero” una sorta di sottana fatta di pelliccia e la stessa pelle concia di qualche animale per foderare i vestiti. Ora mettere una pelliccia (‘fodero’) nel bucato è da pazzi in quanto, si sa, si rovinerebbe. Probabilmente, in passato, qualche donna deve averlo fatto se ciò ha dato origine al modo di dire.

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Ecco un’altra parola, un verbo per l’esattezza, che ci piacerebbe fosse “rispolverata” e rimessa in circolazione: alleppare (o leppare). I vocabolari moderni, infatti, non la registrano. Significa “fuggire”. Fra i testi che la... attestano il vocabolario di Policarpo Petrocchi e quello del Tommaseo - Bellini. Per l’origine diamo la “parola” a Ottorino Pianigiani:
http://www.etimo.it/?term=leppare&find=Cerca .

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